L’incontro di arti marziali miste tra l’irlandese Conor McGregor: e l’atleta del Daghestan Khabib Nurmagomedov è stato dipinto dai media come l’incontro del secolo, con un carico di aspettative da parte del pubblico che è andato ben oltre le previsioni, viste anche le conferenze stampa dai toni decisamente accesi andate in scena negli ultimi mesi.
Due stili di combattimento, di pensiero e due personalità completamente all’opposto si sono sfidate per il titolo di campione dei pesi leggeri presso la T-Mobile Arena di Las Vegas lo scorso 6 ottobre, dando luogo a un match che agli occhi dei telespettatori è sembrato più una faida che uno scontro di MMA.
Un match estremamente tattico nelle prime battute
Che tra i due atleti non corresse buon sangue questo è fuor di dubbio: basti pensare infatti all’assalto che McGregor fece al pullman di Nurmagomedov lo scorso aprile a Brooklyn, a seguito del quale fu arrestato dalla polizia locale e costretto a prestare 5 giorni di servizi sociali e a seguire un corso sul controllo della rabbia a seguito del patteggiamento ottenuto presso la Corte di Brooklyn.
Ma quello che forse ha più colpito dell’incontro UFC 229 Khabib Nurmagomedov v McGregor è sto l’esasperato tatticismo espresso nel primo round, con McGregor che si è ritrovato a dover lottare da terra contro un avversario più forte di lui in questo particolare tipo di contesto.
Il finale della prima ripresa si è concluso col punteggio di 10-9 a favore del daghestano, che nel secondo round ha sferrato colpi micidiali ai danni dell’irlandese.
Nonostante la violenza subita McGregor è restato in piedi per tutta la ripresa, che si è conclusa con un 10-8 sempre a vantaggio di Nurmagomedov.
Il terzo round invece è stato appannaggio di McGregor, che ha chiuso con un più che onorevole 10-9 un combattimento praticamente svoltosi sempre a terra.
Una sottomissione letale e vincente consegna il titolo a Nurmagomedov
La quarta ripresa però è stata quella decisiva: infatti Nurmagomedov ha portato nuovamente McGregor a terra, costringendo l’irlandese a dare forfait a causa di una sottomissione da cui gli è stato impossibile liberarsi.
La mossa del daghestano gli è valsa quindi la cintura di campione dei pesi medi, con l’atleta irlandese che ha dovuto arrendersi alla supremazia del suo avversario in un contesto di lotta a lui decisamente sfavorevole.
Un finale da brivido oscura la vittoria del daghestano
Ma come dicevamo in apertura la foga agonistica che entrambi gli atleti hanno messo sul ring sembrava mossa non solo da un sano spirito di competizione, bensì da vecchie ruggini e rancori, che pochi istanti dopo la vittoria si sono impossessati di Nurmagomedov e lo hanno visto attaccare violentemente il coach di McGregor.
Di qui si è scatenata una vera e propria rissa, accolta dal pubblico con lanci di oggetti e birre verso la gabbia e con i membri dello staff del daghestano che si sono lanciati contro quelli dell’irlandese.
La proclamazione di Nurmagomedov da parte dell’arbitro in un contesto del genere è suonata quindi come una nota stonata, e quello che doveva essere il più bell’incontro degli ultimi 10 anni di MMA si è trasformato in una cattiva pubblicità per la UFC e, più in generale, per tutti gli sport di lotta.